venerdì 7 maggio 2021

Intervista con Alessandro Vinci





Inauguriamo la nostra serie di interviste presentando il fotografo Alessandro Vinci. Nato e cresciuto a Vibo Valentia, per motivi di studio e lavoro ha vissuto fuori regione e anche all'estero dove è nata e si è consolidata la passione per la fotografia. Nell'intervista che segue scopriamo i dettagli. 
 
D- Quando è nata la tua passione per la fotografia? 
R- E' nata "tardi", per quanto fin da piccolo io sia entrato a contatto con questo mondo dato che mio padre era patito di fotografia, anche se la praticava a livello amatoriale. Ho iniziato a scattare le prime fotografie verso i ventitre anni, poco dopo aver conseguito la laurea in Economia alla Sapienza di Roma. 

D- C'è una città che ti ha particolarmente ispirato? 
R- Poco dopo la laurea ho avuto modo di trascorrere un periodo a Londra anche per studio. 

D- Ed è lì che è scattata la molla? 
R- Direi proprio di si. Ho trascorso due mesi nella capitale, un periodo ricco di stimoli. Soprattutto ho avuto la possibilità di inserirmi abbastanza nel tessuto sociale. Londra mi ha dato input importanti ai fini del mio futuro lavoro. All'epoca possedevo una macchina fotografica compatta, regalatami da uno zio, e con quella ho iniziato. 

D- Poi cos'è successo? 
R- Per sfruttare la mia laurea in Economia mi sono trasferito a Dublino per lavorare in un'azienda. E lì, verso la fine della mia esperienza irlandese, ho davvero deciso di dedicarmi alla fotografia anche per mestiere. 

D- E quando e dove hai iniziato a studiare? 
R- Quando sono rientrato in Italia. Mi sono sistemato a Milano dove lavoravo per un'azienda. Lì ho deciso di approfondire le mie conoscenze. Così ho iniziato a studiare, o meglio, continuavo a lavorare e la sera frequentavo un corso serale all'Istituto Italiano di Fotografia, una delle scuole storiche a livello nazionale. 

D- Parlami dei tuoi studi. 
R- Si trattava di un corso che abbracciava diversi settori: dalla tecnica al reportage, dal ritratto al paesaggio. Mi ha dato le basi di un pò di tutto ciò che mi serviva. 

D- Ed hai mollato tutto per dedicarti esclusivamente alla fotografia? 
R- Esatto. Da quel momento la fotografia è diventata il mio unico interesse. 

D- Poi che hai fatto?
R- Desideravo penetrare in questo mondo e cercare di farmi conoscere. Dopo il corso fui selezionato tra i vari studenti della scuola per realizzare una mostra fotografica. 

D- Allora parliamo del tuo esordio. 
R- Si trattava di un reportage, l'esordio ufficiale se vogliamo: una mostra personale presso lo Spazio Feltrinelli a Milano. L'anno era il 2012 e il titolo della mostra era "Urbi et Orti" e come si può capire dal titolo aveva come argomento gli orti urbani, che per noi calabresi sono la normalità, mentre a Milano sono o meglio erano una rarità. Durante la mostra è stato anche pubblicato un articolo su La Repubblica, curato da Roberto Mutti, uno dei più importanti - se non il più importante - critici di fotografia in Italia. 

D- Hai partecipato ad altre mostre o esposizioni? 
R- Dopo la mostra sugli orti urbani ho partecipato con il progetto "Berlin Snakes" al prestigioso Photo Festival di Milano, uno dei più importanti d'Italia. La location era la Galleria Artespressione nei pressi di piazza Duomo. In seguito ho esposto per due anni consecutivi anche a Reggio Emilia, prendendo parte al circuito OFF di Fotografia Europea, presso AteliersViaDueGobbiTre (un condominio a ringhiera tipici di quelle parti), sede di un collettivo di artisti e creativi. E poi a Savignano sul Rubicone, sempre in Emilia Romagna, ho partecipato ad una mostra collettiva dal titolo "Adriatic Project", prendendo parte al SI FEST uno dei più longevi festival di fotografia. Ho esposto anche qui a Vibo, quando sono rientrato, partecipando pure a Premio Lìmen nel 2015. L'ultima mia mostra è stata un'esposizione collettiva a Berlino alla Fellini Gallery. 

D- Hai avuto contatti con personaggi famosi nel tuo campo? 
R- Sì. Sia a Milano che nelle altre città dove ho esposto, sono entrato in contatto e ho conosciuto sia importanti fotografi e artisti che curatori e giornalisti. Tra i tanti ricordo con piacere la conoscenza del fotografo Guido Guidi, uno dei grandi nomi della fotografia italiana, conosciuto nel 2012 durante un workshop da lui tenuto a Savignano. Il tema del laboratorio era la documentazione del territorio in base agli effetti dell'intervento dell'uomo. 

D- Oggi ti trovi a Vibo Valentia dove hai aperto il tuo studio fotografico. Qual è il genere di fotografia che preferisci al di là di quella che pratichi per lavoro?
R- Mi piace spaziare molto tra il reportage, la documentazione e la street photography, cercando di ricavarmi il tempo necessario per farlo tra i vari impegni "più commerciali". Appena rientrato a Vibo, per esempio, ho iniziato a raccontare per immagini le caratteristiche di alcuni borghi della nostra provincia, ad esempio i murales di Favelloni piuttosto che i ruderi di Papaglionti. Per quanto riguarda Vibo città, hanno attirato la mia attenzione le scritte sui muri della città, a cui ho dedicato un piccolo progetto. 

D- Un'ultima domanda: come vedi Vibo Valentia con l'occhio del fotografo? 
R- A me personalmente, a livello documentaristico, piace un po' di più la parte moderna, anche se è interessante da immortalare anche la parte del centro storico della città. Mi piacerebbe per esempio riuscire a realizzare un progetto su Vibo, suddividendo gli scatti per quartiere, per documentare la loro evoluzione attuale rispetto al passato. 

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